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Corso di filosofia dell'arte sacra

con il prof. Giancarlo Pellegrini

martedì 7,14,21 marzo 1995 ore 10,30-11,30






programma


1-Cos'é la "filosofia dell'arte sacra" ?

Simboli universali: il cielo, il cerchio, il quadrato, la croce

Cenni di storia dell'arte cristiana


2-Le icone: origine e significato

Il canone per il disegno delle icone; materiali e strumenti

Tipologia: diapositive e fotocopie


3- dal Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica:

Idolatria

Immagine ed Icona





1-Che cos'é la filosofia dell'arte?

La filosofia - etimologicamente definibile come amore per la sapienza - é un'attività che permea di sè ogni pensiero ed ogni azione dell'uomo cosciente delle sue azioni, in quanto teoria e pratica di vita per l'uomo filosofico si identificano.

Per filosofia dell'arte intendiamo una disciplina che studia il significato del fare artistico.
Se la storia dell'arte studia le forme e gli stili delle opere nel loro contesto culturale, la filosofia dell'arte analizza il contenuto dell'opera, il suo perché.

L'opera d'arte risulta da un'attività umana diretta a trasformare l'ambiente secondo le finalità strumentali ed espressive dell'autore: tra queste finalità imprescindibile é la comunicazione dei valori per i quali vive l'autore stesso.
Nel fare artistico pare che la comunicazione dei valori fondamentali avvenga sia che l'autore ne sia cosciente, sia che non se ne renda conto.
L'autore cerca di testimoniare la verità, comunicando quella che ritiene essere l'essenza della realtà.
L'arte comunica valori, e la varietà delle forme artistiche dipende dalla varietà dei rapporti tra l'essere umano e il mondo.
Quando un'opera "piace"? Quando il fruitore si sente in sintonia con l'autore.
L'opera piace all'autore quando riesce a comunicare con sincerità, piace al fruitore quando si trova concorde col contenuto comunicato.
Tra i criteri di valutazione della bellezza autentica, la sincerità é essenziale per l'autore, la verità é essenziale per il pubblico.

La filosofia dell'arte sacra é la disciplina che studia le opere umane concepite per comunicare il rapporto tra essere umano e divino; divino inteso come realtà diversa dall'umana "altro per elezione".
L'arte sacra pare esprimere in ogni tradizione il rapporto tra l'essere umano e ciò che quello specifico essere umano (individuo o popolo) considera degno di rispetto, inviolabile.
Il sacro viene percepito attraverso sue manifestazioni, e soggettivamente si esprime con un senso di dipendenza, di ascolto e di dialogo.
Nell'arte sacra i simboli (segni che esprimono concetti) sono immagini che rappresentano valori trascendenti, noti e condivisi dai fedeli.
Il simbolo deriva dalla capacità di andare oltre il senso proprio delle cose.
Grazie a questa capacità l'uomo da erectus, habilis, faber, ludens, sapiens, diventa religiosus.

La manifestazione del sacro -parte integrante della coscienza umana- sembra avvenire:
- attraverso simboli primordiali e cosmici
- attraverso la Rivelazione, nella quale l'uomo incontra il Creatore.

Il linguaggio simbolico serve a comunicare senza parole: il simbolo rende presente realtà intangibili ed ineffabili, e serve - in senso sociale - come elemento di riconoscimento tra persone che condividono un'esperienza, in modo che possano riconoscersi incontrandosi.





SIMBOLI

"Alza gli occhi, e dal luogo dove sei guarda a settentrione e a mezzogiorno, a oriente ed a occidente. Tutta la terra che vedi io la darò a te e ai tuoi discendenti in perpetuo" (Genesi, 13-14)

Nella chiamata ad Abramo il guardare la volta celeste diventa esperienza religiosa, e l'ordine celeste diventa terreno secondo la croce formata dall'incontro tra asse nord /sud ed asse est/ ovest.
La croce si presenta come simbolo di orientamento spaziale e temporale che, insieme al numero quattro ed al quadrato, rappresenta la terra in contrapposizione con l'unità celeste. In particolare, il quadrato materializza la dimensione misurabile, mentre la croce serve da elemento di mediazione e di riferimento (basti pensare alle coordinate cartesiane).

Il lavoro artistico interpreta la realtà per esaltarne aspetti considerati importanti. L'opera d'arte tende per sua natura ad avvicinare l'essere umano al senso della sua esistenza.
Le prime forme artistiche interpretano elementi primari della natura (lo spazio come cerchio, l'acqua come linea ondulata) e della vita (la caccia, la maternità, la morte).
La presa di possesso cosciente del territorio evidenzia un continuo dialogo spirituale con la realtà. L'essere umano pare chiedersi il "perché" delle cose, almeno quanto il "come".
In questa ricerca l'Altro - divino, originario e strutturante - é presente nelle più diverse tradizioni, come evidenzia la testimonianza di un africano della tribù degli Ewe "dove é il cielo, nello stesso spazio c'é Dio".

CENNI DI STORIA DEL CRISTIANESIMO

"Dovè carità e amore, lì c'é Dio"

Nell'arte cristiana il sacro non si rende incontrabile solo attraverso simboli, ma attraverso la persona di Gesù Cristo, mediatore per eccellenza.
Con l'Incarnazione, la storia dell'umanità diventa ierofania, e chiede all'autore se crede nella verità del Cristo morto, risorto e vivente nella Chiesa, suo corpo mistico, incontrabile e sperimentabile.
Il linguaggio simbolico del sacro cristiano interpreta la vita quotidiana della Famiglia di Nazaret, poi la vita della Chiesa.
La nostalgia del paradiso terrestre viene superata dalla Redenzione, che giustifica l'impegno morale in vita ed in morte, nella speranza della vita eterna.
Nell'arte cristiana nulla é puramente ornamentale: gli elementi che appaiono come decorativi esprimono uno degli elementi essenziali nel rapporto con il Creatore: lo stupore.
La forma é mezzo necessario per esprimere il rapporto profondo esistente tra materia e spirito.
I simboli consentono - come nel linguaggio onirico - di accedere in ambiti preclusi al pensiero discorsivo.
Se in geometria la quadratura del cerchio é un non-senso, in simbologia diventa un'operazione fondamentale.





LE ORIGINI

L'espressione del sacro cristiano eredita il patrimonio iconografico e simbolico delle culture precedenti, ne utilizza alcuni temi, rinnovandone il senso, conferendo loro un nuovo significato, o aggiungendo segni significativi.
Il cristianesimo vede nel linguaggio iconografico delle religioni precedenti una "preparatio evangelica", che trova il suo compimento in Gesù Cristo; ne cogliamo il pieno valore alla luce del messaggio pasquale.
(J. Ries, Cristianesimo, religioni e culture, conferenza in Bologna 1986)
A. Grabar (ne "Le vie della creazione nell'iconografia cristiana", Jaca Book, Mi 1983) chiama "vettore grafico" il tratto grafico che interpreta un tema iconografico conferendogli un senso nuovo.
Le immagini cristiane dei primi secoli nascono così, da modelli laici o precristiani. Nel medioevo l'iconografia si rinnova, aggiungendo temi.
La spiritualità precede il segno grafico.

La sedimentazione é continua, poiché nulla di quanto ha espresso il rapporto col sacro viene del tutto accantonato o dismesso.
Il vocabolario iconografico cristiano é il risultato - in continua evoluzione nella storia - di questa sedimentazione.

Le prime immagini cristiane apparvero verso il III sec. d.C., nelle catacombe.
Il termine catacomba, di origine greca, significa "avvallamento", o "presso caverne", usato per le costruzioni genericamente ipogee, diffuse tra il III e il IV secolo.
Quattro i periodi d'arte catacombale:
- Inumazione cristiana presso tombe private, poi ampliate scavando (catacombe di Priscilla e di Pretestato).
- Dal 200 al 313: i cristiani, con la formazione di "collegi funeratici", ottennero il patrocinio della legge e poterono costruire sepolcreti.
- Dal 313 al 410: le necropoli sono di proprietà della Chiesa e assumono carattere di sacrario, a causa delle tombe dei martiri; ne deriva una gelosa custodia delle reliquie, a testimonianza della concretezza della fede. Sono luoghi frequentati per il desiderio di stare "ad sanctos" o "retro sanctos".
In seguito, proprio sopra le catacombe vennero edificate le basiliche cimiteriali, in comunicazione con le tombe stesse. Dal V secolo diminuì l'uso degli scavi ipogei.
- Dal V al X secolo. Nel VII secolo iniziarono le inumazioni dei martiri, i cui resti venivano trasposti nei santuari a loro dedicati.
I papi Adriano I e Leone III cercarono di fermare il fenomeno, mentre papa Pasquale (817-824) fece portare nella chiesa di Santa Prassede le reliquie di 2300 martiri.
A metà del IX secolo le catacombe restarono vuote: considerate importanti solo per la presenza di reliquie, la spoliazione comportò uno stato di abbandono fino alla riscoperta umanista (XV sec.).

La prima arte cristiana é funeraria, ad uso dei viventi che frequentavano i luoghi di sepoltura.
Due le funzioni delle immagini: testimoniare la speranza del defunto, insegnare al vivo la comunità di appartenenza e ciò in cui sperare.






La visita alle sepolture comporta il desiderio di trovare l'indicazione di un comune destino di salvezza.
Dal confronto dei temi iconografici pagani e cristiani dei primi secoli, notiamo che nei primi compare il defunto in vita o in morte, mentre nei secondi le immagini sono segni che raccontano :

- i sacramenti ( Battesimo e Comunione) attraverso i quali la persona, entrando nella Chiesa, partecipa al disegno di salvezza.
La Comunione é rappresentata con l'Ultima Cena, con La moltiplicazione dei pani e con Le Nozze di Cana: a volte bastano pochi tratti per distinguere tra loro i riferimenti; oppure sono usati i soli simboli dei pani e dei pesci.
Il Battesimo veniva rappresentato o con una scena di battesimo, o con la samaritana e Gesù al pozzo.

- interventi divini a favore del giusto immagini che valgono come "commendatio animae", raccomandazione per analogia (salva il defunto come salvasti loro).
Frequenti Noé e l'arca, Isacco salvato dall'essere sacrificato, la resurrezione di Lazzaro, la guarigione del paralitico.

Oltre a immagini-segno (la croce, l'ancora, il pesce) con valore di dichiarazione d'appartenenza, compaiono immagini-racconto che rappresentano scene della storia della salvezza (dall'Antico e dal Nuovo Testamento), e immagini-simbolo:

- allegorie immagini riprese dalla tradizione precedente, con significato cristiano: l'Orante immagine della pietas e dell'atteggiamento dell'anima.
Il Buon Pastore, rappresentazione della humanitas filantropica e di Gesù pastore dell'anima. Il Filosofo, giovane seduto in atteggiamento pensoso diventa Gesù detentore della vera filosofia (immagine che cadrà in disuso, forse per la mancanza di riferimenti evangelici).

Si verifica, nell'acquisizione di elementi figurativi in accordo con la tradizione precedente, che - se la parte creativa é minima -, l'opera sarà capita meglio, permettendo di raggiungere lo scopo evidente di ogni espressione, sia in immagini che in parole. Questo secondo la regola della comunicazione: "in un messaggio non può esserci una parte preponderante di novità, se si vuole essere capiti".

Le prime immagini di Gesù sembrano riferirsi alla funzione salvifica, rappresentandola in sintesi.
Nella rappresentazione della Natività al racconto naturalistico si sostituisce il racconto simbolico, e al Bambino fasciato si affiancano l'asino (i pagani gravati del carico inutile dell'idolatria) e il bue (il popolo ebraico che porta il giogo della Legge). Questo simbolismo si riferisce al passo di Isaia (1,3) "cognovit bos possessorem suum, et asinus praesepe domini sui", secondo la tradizione patristica.
Fin dalle origini molto sintetica e rappresentativa della storia della salvezza fu l'Adorazione dei Magi, a memoria dell'Incarnazione e della Redenzione possibile, in Cristo, per tutta l'umanità (catacombe di Priscilla e arcosolio delle catacombe dei SS. Pietro e Marcellino). In alcuni casi viene associato al tema della Redenzione (l'Adorazione dei Magi o l'Entrata in Gerusalemme) il Peccato Originale, rappresentato con voluta negligenza.

Segno nuovo, indicativo di un'appartenenza, é il crismon, derivato dalla sovrapposizione delle lettere greche chi e rho, emblema di Costantino, risalente alla battaglia di Ponte Milvio del 313 a Roma. Costantino é fautore di un'iconografia imperiale trionfalistica, che rimanda a una dottrina politica e religiosa universale: l'imperatore in trono (classico romano) viene consacrato da Dio (mano protesa su di lui dal cielo, ebraica).






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